
San Guinefort o Guignefort di Borgogna era un cane levriero vissuto nel XIII secolo, che fu oggetto di devozione popolare come un santo per i miracoli che si verificarono presso la sua tomba. Fu anche oggetto di culto e di numerosi pellegrinaggi. Secondo la leggenda, il cane era di guardia in un castello, dove il cavaliere, suo padrone, viveva col figlio di pochi mesi. Tornando un giorno dalla caccia, il cavaliere vide che la stanza del figlio era stata messa a soqquadro, con la culla rovesciata, mentre il cane aveva le zanne insanguinate. Del bambino, ancora in fasce, non v’era traccia. Credendo che il cane lo avesse sbranato, egli lo uccise immediatamente con la sua spada; tuttavia, poco dopo sentì il bambino piangere e lo trovò illeso sotto la culla, assieme a una vipera uccisa dal cane. Esso, dunque, era stato protagonista di una lotta non per fare male al bambino, ma per salvargli la vita.
Una volta scoperto l’errore, con pentimento il cavaliere seppellì il cane in una tomba coperta di pietre, e il luogo divenne meta di pellegrinaggi e preghiere. In breve tempo si creò un fenomeno insolito, dove numerosi ex-voto venivano portati al santo-cane in ringraziamento dei miracoli e delle grazie che, secondo i popolani, compiva, soprattutto per la tutela dei bambini. Con il tempo, e soprattutto grazie a un’incessante passaparola che durò secoli, la sua figura fu assimilata a quella di un santo umano, in carne e ossa. Il suo culto, proibito più volte, persistette a tutte le condanne e venne abolito definitivamente solo negli anni Trenta del XX secolo dalla Chiesa Cattolica.
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