Orsa F36, i bossoli spariti e le celle telefoniche che intercettano i cacciatori
I dettagli dell’uccisione dell’animale si apprendono dalla richiesta di archiviazione dell’indagine avanzata proprio dalla Procura al Gip. Gli animalisti non ci stanno perché è confermato che si sia trattato di un reato e si preparano all’opposizione.
L’hanno ammazzata con un colpo di fucile in pieno torace, poi hanno rasato la zona cutanea della ferita e infine hanno estratto il proiettile dal corpo del plantigrado per poi fuggire. È stata una vera e propria esecuzione quella dell’orsa F36. Chi è stato? Bracconieri. Ne è convinta la Procura di Trento, che sul fatto ha aperto un fascicolo. Cacciatori che avrebbero agito totalmente fuori legge, tanto da essere bene accorti da muoversi in una zona in cui nessuno li poteva vedere; in cui non sarebbero stati intercettati da spycam o da alcuna forma di video sorveglianza. Tanto da avere premura di “ripulire” a dovere la scena del delitto, così da rendere impossibile risalire all’arma e, di conseguenza, all’autore materiale dello sparo. I dettagli emergono dalla richiesta di archiviazione presentata nei giorni scorsi dai pm trentini per i quattro cacciatori indagati per uccisione di animale. Ora sarà il Gip a decidere sulla proposta della pubblica accusa mentre gli animalisti preparano l’opposizione alla richiesta.
Le celle telefoniche e la firma per andare a caccia
Se da una parte il pm è convinto che si sia consumato un reato, è altrettanto vero che non sembrano esserci riscontri su chi possa essere stato. Senza alcuna possibilità di risalire al bossolo o all’arma che ha fatto fuoco, è impossibile stabilire chi abbia tolto la vita all’orsa. Da qui la richiesta di archiviare il caso. Eppure ci sono quattro indagati. Quattro uomini che, in quel 27 settembre 2023, non solo partecipavano a una battuta di caccia ma i loro cellulari avrebbero anche agganciato le celle telefoniche dell’area in cui poi è stata ritrovata la carcassa di F36. Infatti i quattro sospettati, quel giorno, avevano regolarmente firmato il registro di caccia. Nello stesso giorno in cui è stata uccisa l’orsa, loro passavano armati nell’area in cui è stata abbattuto l’animale. Tuttavia non ci sarebbero altri elementi indiziari. Anche perché quel giorno non erano gli unici in giro per i boschi a caccia di animali.
Prove insufficienti e la contromossa della Lav
Per la procura dunque non ci sono prove sufficienti per mandare a processo quei quattro cacciatori, che nelle scorse settimane hanno anche subito una perquisizione domiciliare da parte degli investigatori. Un fatto che ha colpito le associazioni animaliste, che non ci stanno. In particolare la Lav (Lega antivivisezione), che in questo procedimento penale si è costituita come parte offesa, ha fatto sapere di aver avviato delle proprie indagini mentre i propri legali stanno lavorando per depositare una opposizione alla richiesta di archiviazione della Procura. L’orsa F36 è stata trovata morta lo scorso settembre dai forestali trentini dopo l’attivazione dei sensori di mortalità del radiocollare, che era stato applicato all’esemplare qualche settimana prima. Il recupero della carcassa era stato reso complicato dalle caratteristiche impervie del luogo del ritrovamento: un’area boschiva estrema nella val Bondone, nel comune di Sella Giudicarie. La Provincia aveva affermato che, da un primo esame, non era stato possibile avanzare ipotesi sulla causa della morte. Poi l’autopsia effettuata in seguito aveva confermato: un colpo di arma da fuoco esploso ad altezza uomo.
L’orsa F36 nel mirino
L’uccisione dell’orsa F36 aveva fatto scalpore anche perché era arrivata in un momento di alta tensione fra Provincia e animalisti, dopo una serie di incontri uomo – animale. In particolare F36 era stata inserita nella black list del presidente Maurizio Fugatti dopo un falso attacco del plantigrado nei confronti di due uomini. Il fatto risale alla mattina di domenica 30 luglio del 2023: due ragazzi sui vent’anni, lungo il sentiero che porta alla malga Avalina, si erano trovati di fronte all’animale, addormentato insieme al suo cucciolo, che, una volta svegliato, li aveva messi in fuga, caricandoli e fermandosi poco dopo. Durante l’inseguimento, uno dei due cacciatori aveva provato ad arrampicarsi su un albero. Era stato colpito da una zampata sullo scarpone ed era caduto, rimanendo ferito al costato. F36 poi si era allontanata, mentre il ragazzo aveva proseguito la sua fuga. (L’intero articolo è tratto da TrentoToday che ringraziamo)
Non intendo commentare la morte di quella povera orsa, ma come al solito la maledizione, che possano crepare al piu presto queste merde che hanno ucciso una povera orsa e possibilmente nella stessa maniera.
Trentino e Alto Adige? NO GRAZIE !!
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