
S. Rocco, nell’iconografia abituale, è raffigurato in abito di pellegrino, mentre mostra una piaga provocata dalla peste sulla propria coscia. È sempre accompagnato da un cane, in ricordo di una leggenda secondo cui l’animale l’avrebbe soccorso mentre egli giaceva malato, portandogli del pane sottratto quotidianamente dalla mensa di un nobile.
La straordinaria diffusione del culto di S. Rocco in Europa, a partire dal secolo XV, è legata alla protezione del santo pellegrino contro il terribile flagello della peste. Alla devozione popolare verso questo santo, fanno riscontro una incerta cronologia ed un profilo biografico corredati di elementi leggendari.
San Rocco è patrono dei pellegrini e dei viaggiatori.
È anche protettore dei selciatori (lastricatori) e dei cavatori di pietre. È venerato come protettore degli invalidi ed è invocato contro la peste, il colera, le epidemie, le malattie contagiose in genere, le catastrofi naturali, le epizoozie e la filossera. È anche patrono della Turchia europea, di Montpellier e della diocesi di Scilla. [GARD align=”center”]
Nel corso del Quattrocento, il culto di questo santo si diffuse rapidamente prima nel Nord d’Italia e poi, a seguito del propagarsi di terribili pestilenze, nel Centro e nel Sud. Un po’ dappertutto sorsero Confraternite di carità intitolate a San Rocco.
La sua festa si celebra il 16 Agosto.
È uno dei quattordici santi ausiliatori. Il suo culto conobbe una diffusione straordinaria in tutta l’Europa occidentale a partire dalla seconda metà del Quattrocento. È tuttora uno dei santi più venerati nella tradizione popolare italiana.
Un dato certo pare il luogo di origine: Montpellier, in Francia, e l’epoca, il secolo XIV. Secondo il suo primo biografo che scrive dopo il 1430, Rocco, appartenente alla famiglia del locale governatore, rimasto orfano in giovane età, dopo aver distribuito tutti i suoi beni tra i poveri della città, parte in pellegrinaggio verso Roma. Ad Acquapendente si imbatte nel tragico spettacolo di desolazione prodotto dalla peste. Umana prudenza consiglierebbe di girare al largo, ma il buon samaritano antepone la carità ad ogni altra considerazione e si offre volontario all’assistenza degli appestati nel locale lazzaretto, dove opera le prime guarigioni miracolose. [GARD align=”center”]
Da quel luogo, in seguito, non riprende la via diritta per Roma, ma va girovagando per l’Italia centrale, spinto dalla sua coraggiosa carità: dove si accende un focolaio di pestilenza, Rocco vi si dirige. A Piacenza, però, è contagiato dal morbo; un ripugnante bubbone, affioratogli su di una gamba, gli impedisce di assistere gli altri malati, così, per non essere di peso ad alcuno, esce dalla città e si avvia verso le rive del Po, alla ricerca di un luogo deserto, dove poter morire in solitudine.
Qui sarebbe morto di fame se un cane randagio non gli avesse recato quotidianamente un pane e se dalla terra non fosse sgorgata una prodigiosa sorgente a dissetarlo.
Da quel rifugio è in seguito prelevato dal patrizio Gottardo Pallastrelli, che lo ospita nella sua casa fino alla completa guarigione.
Lasciata la città, Rocco si dirige a nord, ma ad Angera, presso il Lago Maggiore, è scambiato per una spia e gettato in prigione a languire per ben cinque anni, finché la morte lo coglie solo ed abbandonato da tutti.
Un’altra versione afferma, invece, che il Santo sarebbe tornato a morire nella città natale, a Montpellier, dove è imprigionato per cinque anni per spionaggio dal nuovo governatore, che è suo zio, che non lo riconosce e lui non rivela la sua identità, per osservare un voto fatto.
Rocco morirà in prigione e sarà riconosciuto solo successivamente, per un segno a forma di croce che aveva sul petto dalla nascita. (http://share.dschola.it/) [GARD align=”center”]
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